Trascorso il ferragosto a cena con amici, il caldo insopportabile ha cominciato ad imprigionarmi nei suoi afosi miasmi...gli occhi "naturalmente" protendono la vista all'orizzonte, verso il punto raggiungibile più vicino e fresco...il verde e lussureggiante appennino tosco-emiliano....
e allora, rivango nella memoria un'escursione che, fin dalla prima che feci, manca all'appello: l'alto appennino parmense, o meglio, il suo Parco dei Cento Laghi, per le "Valli dei Cavalieri". Mi sono preparato l'escursione nei minimi dettagli, consultando le cartine CAI, perlustrando e documentandomi sulla zona con Internet, segnandomi nomi e contatti di alcuni rifugi; si, perchè escursione questa deve anche essere l'emblema della mia mancata vacanza, e quindi l'avventura, vista la lunghezza e la conformazione del percorso, meglio si sviluppi in 2 o 3 giorni, zaino con viveri e sacco a pelo in spalla e il mio fido bastone da montagna in mano. Tutto pronto...partenza alle ore 7:30, destinazione località rifugio Prato Spilla (PR), via valle del Secchia prima e valle dell'Enza (versante reggiano) poi, su fino al lago Paduli, sul Passo del Lagastrello (PR).
valle dell'Enza (vista a valle)
il monte Malpasso e la diga del passo del Lagastrello
lago Paduli
Breve sosta per ossigenazione (fisica e mentale) e spuntino tardo mattiniero; Prato Spilla è a pochi chilometri di distanza, sul versante parmense dell'Enza, oltre la diga...
rifugio Prato Spilla (PR)
rifugio Prato Spilla (PR) - impianti di risalita e maneggio
lapide commemorativa della Seconda Guerra Mondiale, località Prato Spilla (PR)
La gente...le generazioni future...lo spirito subito si rinfranca, va oltre i miei gusti personali, mi ricorda ancora una volta che proprio la gente è il fondamento della società, quella società rinata dopo le atrocità nazifasciste...poi, quasi a ciliegina sui miei pensieri, scorgo poco più avanti un "laghetto", pregustandomi così nella mia immaginazione lo scenario paradisiaco che attraverserò di lì a breve, su per l'alta valle del Cedra e del Parma...
laghetto di Prato Spilla
Tutto è tornato quindi al suo posto: scarponi ai piedi, equipaggiamento e zaino in spalla, bastone in mano, morale in alto, come le vette che sto per salire, le più alte dell'appennino parmense...il sentiero inizia, una carrareccia che, attraversando il Rio della Spilla ed aggirando una torbiera, risalire una verde ed ombosa faggeta, snodandosi su rocce moreniche, fino alla prima tappa: il lago Ballano (il più grande, il più profondo ed a quota inferiore).
lago Ballano e Monte del Lago
la trasparenza del lago ballano (PR)
diga del lago Ballano (PR)
Mentre osservo la diga, costruita dall'ENEL negli anni '30, incrocio e conosco due anziani signori residenti nella vicina Valditacca, valle che diciamo va a delimitare, parallelamente al crinale, ma a settentrione, il Parco dei Cento Laghi; mi suggeriscono un percorso "leggermente" diverso, più lungo ma decisamente molto più panoramico...tanto la deviazione parte proprio dopo la seconda tappa nei miei programmi, con quindi una buona parte di dislivello già percorsa...e allora intanto via su per il sentiero che conduce alla seconda sosta...il lago Verde.
l'azione glaciale impressa nella roccia
capanna del lago Verde
diga del lago Verde
il lago Verde
Che spettacolo...è davvero verde!! La natura boschiva circostante si specchia riflettendosi nelle acque fresche ed incontaminate di questo gioiello...
l'acqua del lago Verde
Mi fermo 10 minuti per riposarmi dall'impegnativo "strappo" a salire dal lago Ballano; steso sul prato, aria già frizzante sulla pelle, rilasso i sensi e penso...a nulla! La rigenerazione parte da dentro...dal cervello che si scollega dalle necessità materiali per riassaporare la quiete interiore...e a volte ci si rischia di addormentare! Ma ho resistito alla tentazione massima che poteva fare da ulteriore corollario a questo piccolo angolo di libertà...e via che si riparte, su per il sentiero che, attraversato un immissario del lago, quasi asciutto in estate, si snoda ai piedi della parete imponente del monte Torricella.
monte Torricella
Colgo l'occasione di rinfrescarmi e di riempire una bottiglia con l'acqua gelida di una fonte che incrocio dopo pochi minuti...l'ultima "disponibile", aggiungono una coppia di escursionisti di ritorno dal sentiero di crinale.
Ringrazio della preziosa informazione, mi disseto a dovere e riprendo il percorso, superando un altro immissario del lago Verde ed attraversando ampi pascoli , fino al Bivacco Cagnin.
Bivacco Marco Cagnin (1589 m.)
Questo bivacco, attrezzato e con 4 posti letto (ed una fonte che purtroppo ad estate inoltrata è quasi sempre secca!), ed un numeroso gruppo di escursionisti lì trovati, mi convince a sostare per mangiare e ricaricarmi, che di lì a poco si sarebbe cominciato a salire davvero...
il Monte Torricella del Bivacco Marco Cagnin
La marcia così riprende ancora una volta, ma adesso si comiciano ad allargare gli orizzonti; il sentiero infatti, che prosegue salendo ripidamente per una contorta faggeta, sbuca su lastroni di roccia che evidenziano l'azione incisiva dei ghiacci...e basta guardarsi tutt'intorno per comprendere ancora meglio.
vista ad Ovest
la Valditacca
il lago Verde
Ecco, da qui inizio "ufficialmente" la deviazione suggeritami al lago Ballano, risalendo a mezza costa sopra il bosco, tra pascoli e rocce, per poi svoltare a destra in direzione del crinale e ritrovandomi nella piccola valle del lago Martini, purtroppo secco...ma non mi fermo, marco il passo e prendo fiato...cerco di raccapezzarmi nel cercare di orientarmi...a mezza costa sono tutti quasi invisibili i sentieri,e sbagliare direzione può qui comportare un percorso che si deve poi snodare tra le "incisive" pareti divisorie di roccia delle numerose vallette glaciali...e non certo una scorciatoia!
Imboccato quello giusto, tra la brughiera di mirtilli (altro ottimo rimedio naturale al calo di zuccheri dovuto allo sforzo di ascesa), su sentieri a tratti impercettibili, giungo alla valleta che racchiude i laghi di Compione (nell'ordine prima quello denominato Inferiore poi quello Superiore).
i laghi di Compione
Questi 2 laghetti sono tra i meno visibili, sebbene si trovino in una stupenda posizione; prendono il nome dal piccolo villaggio ubicato nel versante Lunigiano, poichè qui i pastori di Compione sono usi portare le greggi a pascolare in estate...ed allora, ancora più su, per il sentiero che conduce al Passo Compione, sul crinale...
sul Passo Compione (a destra il monte Losanna)
i laghi di Compione dal Passo Compione
Lunigiana
Sono sul crinale...vista mozzafiato! Da una parte la valle del Cedra, scavata dai ghiacci e segmentariamente frastagliata di crinali rocciosi...dall'altra lo strapiombo sul verde intensamente profondo delle valli della Lunigiana...da capogiro, lo giuro!!
Adesso il mio percorso si eleva su tutto, come l'aquila che vola alta davanti a me, sui laghi Compione, a guardia e testimone del predominio della natura e dei suoi elelmenti, sulla piccolezza dell'uomo...
Che poi ci penso, e...cavoli, ma oggi è venerdì 17! Beh, a scanso di inutili e deprimenti superstizioni, penso invece che allora proprio non poteva esserci giorno e situazione migliore per "esorcizzarle"!!
E l'aquila si allontana e vola via, altissima nel cielo cristallino...forse ci siamo "sentiti"...forse mi ha capito...
Proseguo sulla mia destra, in direzione ovest, e di lì a breve raggiungo la sommità del monte Losanna, prima di quella del crinale del monte Sillara, il più elevato dell'appennino parmense, che domina sui 2 omonimi e più elevati laghi Sillara, di un blu indescrivibile...
sul monte Losanna, in fronte alla Lunigiana
sul monte Bragalata (seconda cima del monte Losanna), sullo sfondo il monte Sillara
i laghi Sillara (salendo di crinale verso il monte Sillara)
la cima del monte Sillara
i laghi Sillara (scendendo dal monte Sillara)
Ho così raggiunto la cima più alta, ammirato i laghi più alti...mi sento piccolo, inconsistente di fronte alla loro elegante maestosità...ma felice e soddisfatto...sento la libertà pulsare nelle mie vene...che i macigni della vita diventano più sopportabili...ed allora...un urlo liberatorio, secco, mi squarcia la gola e vola, alto, nel cielo terso, a fondersi nel vento che soffia su queste cime immacolate.
La strada è ancora lunga...non tanto per i chilometri rimanenti, quanto per la faticosità...eh già, perchè di li a poco bisogna cominciare a scendere, e qui si è quasi sul punto dove il crinale lascia la valle del Cedra per attraversare quella del Parma, ancor più incisa dall'azione degli antichi grandi ghiacciai.
il confine naturale tra la valle del Cedra e quella del Parma
Continuo la marcia e raggiungo la Sella Paitino, sotto monte Paitino, crocevia lungo il crinale; mappa dei sentieri alla mano, opto di scendere nella valle dei Lagoni passando per Rocca Pumacciolo, che domina il profondo e ripido canyon di delimitazione naturale tra la valle del Cedra e la valle del Parma.
crocevia al Passo Paitino
dal monte Paitino ai Lagoni
Il percorso non è semplice come sembra a vedersi; si tratta di raggiungere Rocca Pumacciolo sopra il costone di roccia che a strapiombo domina sulla valli del lago Scuro e dei Lagoni (o laghi Gemini), per un sentiero praticamente invisibile nei mirtilli e soprattutto esposto in forte dislivello...qui il mio fido bastone da montagna ha certamente svolto egregiamente il suo compito di sostegno, aiutandomi a raggiungere la cima.
sulla cima di Rocca Pumacciolo
Ed ecco purtroppo arrivare il problema, e doppio, come se non bastasse: il primo è che non riesco a trovare il sentiero di discesa nella conca dei Lagoni...ed il secondo, peggiore, è una infiammazione muscolare alla gamba destra che ha ora cominciato a procurarmi un forte dolore,
Venerdì 17, ho ripensato...ho immaginato l'aquila di qualche ora prima, che andandosene mi ha abbandonato nelle asperità del suo regno...ma ho rivolto il mio sguardo a valle...eccoli lì, la meta conclusiva della prima giornata: i Lagoni (o lago Gemini, Inferiore e lago Gemini Superiore).
i Lagoni, da Rocca Pumacciolo
Ho stretto i denti, ripensando ad un grave incidente in cui sono rimasto coinvolto da adolescente, ai dolori che patiì ed alla sopportazione che per 3 anni mi accompagnò fino alla guarigione...e sono andato avanti! Anzi, a dirla tutta, in realtà sono tornato indietro sui miei passi, fino al Passo Paitino, da dove sarei sceso a valle per il sentiero che conduce ai Lagoni costeggiando le capanne del Lago Scuro...e la caparbietà ha voluto che proprio al Passo Paitino incontrassi un medico, in escursione con un amico ed i 2 figli...il medico anestesista dell'ospedale di Parma, ed anche di pronta assistenza per incidenti montani, Bruno, che, capìta subito la mia situazione fisica precaria (soprattutto di fronte alla scarpata che scende a valle giù per il canyon!) non ha esitato a tirare fuori dalle tasche del suo zaino e darmi da prendere subito degli antidolorifici (è stato il mago Merlino della situazione!!)...almeno per poter riuscire a sopportare un pò il dolore durante il dislivello che mi attendeva.
Il dolore, lo dico onestamente, è rimasto quasi uguale...ma il suo (loro) sostegno morale è stato l'input che mi ha condotto avanti.
Durante la discesa (nemmeno un mulo ce l'avrebbe fatta per la ripidità e la tortuosità del percorso), circa a metà, ho potuto così osservare in loro compagnia una cosa veramente eccezionale, che da solo mi sarei persa, non essendone a conoscenza: la buca della neve.
la buca della neve
Nella falesia del Monte Paitino è presente uno stretto e profondo solco, la Buca della Neve, dove la neve depositata sul fondo di questa particolare nicchia riesce molto spesso a resistere al calore estivo...e, lo giuro, mi sono sporto sulla profonda buca (circa 10 metri) e mi sembrava di stare davanti au un frigo congelatore spalancato...incredibile!! Si narra infatti che i duchi di Parma fossero soliti rifornirsi, durante la calura estiva, della neve qui presente per trarne refrigerio e sopportare la caratteristica afa della pianura padana.
Il tragitto è quindi continuato, lentamente, fino alle capanne del Lago Scuro; purtroppo, anche se a pochi minuti di distanza, ho dovuto abbandonare l'idea di vedere questo caratteristico lago (anche se ho poi saputo che non mi sono perso molto, essendo per buona parte prosciugato dalla insistente siccità estiva).
scorcio dalla falesia del Canyon del monte Paitino
la parete del canyon, sotto Rocca Pumacciolo (con arrampicatore in azione)
le capanne del Lago Scuro (ed i miei nuovi compagni di discesa)
Facciamo una breve sosta, ma anche alle capanne del lago Scuro la fonte è secca, quindi decidiamo di non perdere il ritmo e continuare nel cammino; prima, però uno sguardo di insieme alla parete che ho prima percorso in cima da Sella Paitino fino a Rocca Pumacciolo, e che ho disceso poi lungo la ripida scarpata.
la falesia del Canyon di Monte Paitino
Pochi minuti più avanti, lungo il tratto finale del sentiero, si costeggiano sulla destra enormi rocce dall’aspetto estremamente liscio e levigato, a testimonianza dello spostamento verso valle degli antichi ghiacciai, che determinò una forte erosione sul suolo sottostante: le marmitte dei giganti.
marmitta dei giganti
Ormai ci siamo; il lago Gemini Superiore si trova alla nostra destra, proprio dietro le marmitte dei giganti, mentre, poche centinaia di metri più avanti, e ad altitudine inferiore, appare il lago Gemini Inferiore.
lago Gemini Inferiore (i Lagoni)
lago Gemini Inferiore (i Lagoni)
Ancora uno sforzo e raggiungo finalmente (ed incredibilmente) la destinazione: il rifugio Lagoni.
La luce sta lentamente scomparendo nel buio della notte che tutto avolgerà, giusto in tempo per prenotare un posto letto e per cenare, finalmente seduto; anzi, seduti, poichè anche i miei nuovi compagni di avventura devono cambiare i loro piani e sostare per rifocillarsi, in attesa che li vengano poi a recuperare in auto al rifugio dalla strada carrabile che porta al paese di Bosco di Corniglio.
La serata trascorre serena ed in allegria, il dolore rimane ma la compagnia è proprio la medicina migliore.Verso mezzanotte ci salutiamo; mi reco nella mia stanza. prendo ancora un antidolorifico gentilmente lasciatomi da Bruno, e mi infilo dentro la coperta di lana, pensando al caldo insopportabile che ci sarà stato in pianura durante la giornata, e sopportando meglio il freddo delle notti montane.
L'ultimo pensiero prima di addormentarmi è stato il più difficile che mi sono dovuto imporre: rinunciare alla seconda parte del mio tragitto per il parco dei cento laghi, consapevole che la gamba la mattina seguente non avrebbe recuperato dall'infiammazione.
Ma il risveglio mi ha ugualmente lasciato il sorriso sulle labbra; una bella colazione, una doccia calda, ancora uno sguardo al lago ed una infinita boccata d'ossigeno...poi, grazie al passaggio di una simpatica coppia di coetanei, anch'essa in pernottamento al rifugio, mi sono fatto riaccompagnare a Prato Spilla, lungo la strada che percorre la Valditacca, la stessa strada che poche ore prima potevo scorgere guardando verso valle dall'alto del sentiero di crinale...quello che sorveglia sul Parco dei Cento laghi dell'alto appennino parmense, sulle Valli dei Cavalieri.
PS: concludo questa mia cronaca di viaggio con una poesia, ispirata dall'appennino permense.
Vento
Come il lupo è il vento
Che cala dai monti al piano.
Corica nei campi il grano
Ovunque passa è sgomento.
Fischia nei mattini chiari
Illuminando case e orizzonti
Sconvolge l'acqua nelle fonti
Caccia gli uomini ai ripari.
Poi, stanco s'addormenta
e uno stupore prende le cose.
(poesia di Attilio Bertolucci)
Nessun commento:
Posta un commento
Contribuisci anche tu non solo a mappare il mondo, bensì a raccontare le infinite storie che vi si avvicendano ogni istante...